Novecento
All'aprirsi degli anni Trenta il movimento novecentista pareva in piena affermazione. Sorto a Milano nel 1922 come «gruppo dei sette pittori del Novecento» (Bucci, Dudreville, Funi, Malerba, Marussig, Oppi, Sironi), esibitosi in quanto tale in una mostra alla galleria Pesaro nel marzo 1923, affermatosi alla Biennale di Venezia del 1924, sfociato nel '26 in una grande esposizione alla Permanente di Milano, dove il movimento appariva trasformato e allargato con l'etichetta di «Novecento italiano» e scopriva le proprie ambizioni di farsi sede ricapitolativa e testimonianza qualificata della produzione artistica del'intero paese, aveva al suo attivo ormai una seconda esposizione generale nel 1929 e numerose comparse all'estero: appunto nel 1930 quella, ampia e importante, a Buenos Aires. In realtà il Novecento soffriva dalle origini di una crisi d'identità che si aggravava man mano che esso ampliava la rosa dei suoi seguaci e simpatizzanti e cooptava un sempre crescente numero di artisti pretendendo, da un lato, di porsi come modello di uno stile plastico e austero, sfiorato dall'ala metafisica ma estraneo a quella inquietudine e ironia, ispirato a una sorta di naturalismo purista (predominio della figura, ambiente elementare, ritmo solenne e pacato, riferimento a modelli trecenteschi o rinascimentali); dall'altro, di riunire sotto le sue ali tutti gli artisti italiani di qualità, qualunque ne fosse l'orientamento espressivo (e addirittura inserendo fra le sue personalità rappresentative un paesaggista delicato come Arturo Tosi).
FONTE: ANNITRENTA
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